giovedì 22 gennaio 2009

Relazione del commissario Morando all'assemblea "Il Pd per il futuro di Napoli"


Napoli, Teatro Mediterraneo, 19 gennaio 2009.
"Sono qui per dare una mano ai Democratici di Napoli a progettare e realizzare il cambiamento. Il cambiamento del nostro partito, per metterlo a sua volta in condizione di guidare il cambiamento di questa che è una delle più grandi metropoli europee.
Questa operazione è possibile, per tre ordini di ragioni.

a) La prima, è costituita dalla presenza, nella società napoletana, delle risorse umane, economiche, sociali e culturali su cui far leva. Si tratta di forze oggi deluse, in larga parte sfiduciate, che ce l’hanno con noi perché non abbiamo mantenuto quella promessa di innovazione che tanto entusiasmo ha suscitato il 14 ottobre del 2007, all’atto di nascita del PD.

b) La seconda ragione, riguarda più direttamente il nostro partito, in cui si raccolgono le forze che sono state protagoniste di una fase di governo che fece parlare di “rinascimento” napoletano, sui cui frutti positivi è ancora oggi possibile far leva per aprire una stagione completamente nuova di governo locale del centrosinistra, oltre la drammatica caduta che è intervenuta più di recente e che ha trovato espressione emblematica nella tragedia dei rifiuti. La fase del commissariamento può essere breve, perché esistono nel PD della provincia di Napoli persone – giovani e meno giovani – che sono in grado di autogovernarsi.

c) La terza ragione, riguarda invece i nostri avversari, il centrodestra napoletano. Se noi ci rendiamo rapidamente in grado di svolgere la funzione che ci è propria (visione chiara sul futuro dell’area; rappresentanza sociale e territoriale; selezione democratica della leadership; capacità di indicare soluzioni credibili e verificabili dei problemi), i cittadini–elettori napoletani avranno di fronte – già il prossimo Giugno, alle Provinciali – la scelta tra un PD radicalmente rinnovato e uno schieramento screditato, che governa il Paese pretendendo di ignorare la recessione in atto e penalizzando il Sud; e che – a livello locale – non è neppure stato in grado di promuovere un’opposizione convincente.
Per avere successo, dobbiamo darci un piano di lavoro – molto concentrato nel tempo –organizzato su tre terreni di iniziativa, distinti ma tra di loro correlati:

1) Completare la strutturazione dei nostri Circoli di base: ogni Circolo col suo Coordinatore, col suo organismo dirigente, con la disponibilità delle risorse finanziarie cui ha diritto per lo sviluppo della sua iniziativa politica.

2) Definire, attraverso la Conferenza Programmatica da tenere entro fine Febbraio, gli obiettivi essenziali di un progetto per il futuro della grande area metropolitana di Napoli. Obiettivi tanto precisi quanto ambiziosi, sul cui conseguimento a tappe certe e verificabili giocare il nostro recupero di credibilità.

3) Fare della nostra proposta per le prossime elezioni provinciali – sia in termini di persone, sia in termini di progetto, sia in termini di coalizione – la prima occasione per la rappresentazione ai napoletani di cosa per noi significhi – e in cosa concretamente consista – quella “nuova stagione dei governi del centrosinistra” che abbiamo detto di voler aprire.
Poche parole su ognuno di questi tre temi, per poi lasciare il microfono a Veltroni.

1) So che molti, di fronte all’obiettivo della piena strutturazione dei Circoli, hanno manifestato perplessità: il tesseramento ha qualche ombra. E poi: non si penserà davvero che sia l’organizzazione il terreno da privilegiare per affrontare la crisi del PD a Napoli? Capisco le obiezioni. Ma insisto: entro il 20 Febbraio, tutti i Circoli coi loro organismi. La ragione è presto detta: la sofferenza della città – già grande – è destinata nei prossimi mesi ad accrescersi, sotto i colpi della recessione. Disoccupazione che si aggiunge a disoccupazione. Lavoratori discontinui che perdono quel poco lavoro che avevano e restano subito privi di qualsiasi reddito. Famiglie con bambini sotto la soglia di povertà – già in rapporto triplo rispetto a quelle del centro-nord – che crescono a dismisura, creando le premesse perché abissi di disuguaglianza domani sostituiscano il drammatico disagio di oggi. Abbiamo urgenza di agire, di esserci, sia per contrastare la pretesa di Berlusconi di non cambiare le coordinate della sua politica fiscale e di bilancio, sia per far vivere nella realtà sociale le nostre proposte. I cittadini di Napoli ci devono “vedere” fisicamente, noi del PD: la politica è passione, è capacità di condividere. Individualmente, di fronte al degrado e alla sofferenza, posso fare volontariato. Ma se voglio dare dimensione “sociale” alla mia iniziativa, ho bisogno della politica. Ecco. Io vedo una fase nella quale – ogni Domenica – nella piazza o per la via, il cittadino napoletano incontri il PD che parla dei suoi problemi. Del cittadino, intendo, non di quelli del PD... Questo risultato non si ottiene se i Circoli non sono perfettamente strutturati.

2) Questo rafforzamento delle nostre strutture di base, è essenziale anche per il buon esito del nostro contemporaneo lavoro di progettazione del futuro. Il partito non è un centro studi. Quando parlo di progetto del PD per Napoli io penso ad una “visione” del futuro dell’area che possa essere comunicata, discussa, compresa e fatta propria da un gran numero di cittadini, così che possa accadere che simbolo e nome del partito siano facilmente ed automaticamente associabili ad un obiettivo programmatico che abbia addirittura carattere definitorio dell’identità stessa del partito: “Il PD? Ah sì, quelli che vogliono...”
Penso di potermi assumere l’impegno ad elaborare, entro il mese di Gennaio, uno scarno documento che indichi pochi obiettivi essenziali e le politiche – in senso lato: nazionali, locali – necessarie per conseguirli.
Faccio tre soli esempi, tanto per dare l’idea: rifiuti, incentivi alle imprese, società pubbliche o controllate dal pubblico.
Sul tema dei rifiuti, la nostra area ha vissuto una tragedia, che ne ha colpito autostima e reputazione. La buona politica, per come la penso io, non è quella di chi gioca a scaricabarile; o quella di chi gufa perché l’emergenza scoppi in altre realtà del Paese (cosa, intendiamoci, possibile). La buona politica è quella di chi fa leva sull’orgoglio dei cittadini di una capitale europea – oggi disponibili, secondo me, a forti sacrifici, se sono fatti in vista di un riscatto – e si dà obiettivi precisi, verificabili e capaci di muovere le coscienze: entro X anni, la raccolta differenziata a Napoli (e il successivo trattamento) a livelli quali-quantitativi superiori a quelli di oggi di Milano.
Per gli incentivi alle imprese, i dirigenti della CNA e Confartigianato napoletane – che ho incontrato nei giorni scorsi – mi hanno fermato mentre parlavo del tragico errore compiuto dal governo Berlusconi sul 55% di detrazioni automatiche per gli investimenti in risparmio energetico: “Senatore, dice bene; ma perché non rendete automatici anche gli incentivi per gli investimenti ex Artigiancassa?” Una piccola cosa? Mica tanto: la politica che si inframmischia alla gestione amministrativa, quella che “fai la domanda e vedo cosa posso fare”, è politica che (forse) alimenta cordate clientelari, ma spreca risorse e ne fa impiegare troppe alle imprese per arrivare ad ottenere incentivi discrezionali. Sarebbe molto apprezzabile un PD che dicesse: nel mio progetto, se ci saranno incentivi, saranno automatici. Senza domande, senza controlli ex ante. Con molti più controlli ex post.
Sulle società pubbliche, Veltroni nella sua relazione alla Direzione nazionale del 15Dicembre ha detto parole chiare: drastica riduzione del loro numero, per via di eliminazione, accorpamento, fusione. E, per quelle che restano, via i Consigli di Amministrazione e ricorso all’Amministratore unico. È l’emblema di un orientamento riformista in questo campo, volto a dare puntuale e verificabile espressione alla domanda di trasparenza delle responsabilità (chi nomina chi, in via di forma e di sostanza), di riduzione dei costi e di miglioramento dell’efficacia della politica. La definizione puntuale di obiettivi quantificati deve a mio avviso far parte del nostro progetto.
Ripeto: sono solo esempi di un programma del PD da elaborare in bozza, discutere nei Circoli e con le competenze, mettere a punto entro Febbraio, nella conferenza programmatica.

3) Questa rinnovata visione sul futuro di Napoli è essenziale per la preparazione della nostra “offerta” per le prossime elezioni provinciali (ed è di grande aiuto per i Comuni che vanno al voto a Giugno). Non si tratta di un terreno di lavoro da concepire come “separato” rispetto agli altri due. Al contrario: tutta la credibilità dell’operazione di rafforzamento del partito e di definizione di un nuovo progetto del PD per Napoli dovrà trovare espressione nella proposta per le Provinciali. Non ci dobbiamo fare ingannare dalla esiguità delle specifiche competenze dell’Amministrazione provinciale. Il nostro approccio deve essere ispirato ad un obiettivo chiaro: fare delle elezioni provinciali l’occasione nella quale – sia per la proposta programmatica, sia per la leadership individuale (il candidato presidente) e collettiva (la sua squadra e i candidati di collegio) – noi presentiamo la sostanza dell’innovazione di cui vogliamo farci protagonisti a Napoli.
Per noi, in sostanza, si vota per il governo dell’intera area metropolitana. Per questo, dobbiamo “pensare Napoli fuori di Napoli”, e dare al voto dei napoletani il carattere di una scelta “costituente” della nuova città metropolitana.
Non abbiamo, ovviamente, alcuna pretesa di autosufficienza. Diciamo fin da oggi a tutti i nostri potenziali alleati, al centro e a sinistra, che questa è la nostra ispirazione. E che non potremo condividere alcun approccio minimizzatore.
Questo vale, secondo me, anche dentro il partito. Primarie per il candidato presidente? Certamente. Primarie vere? Certamente. Ma non un’occasione per una conta interna al nostro partito, tra diverse componenti che oggi devono semmai rimotivare la loro funzione nella costruzione, anche attraverso questo piano di lavoro, di una proposta vincente del PD per Napoli".

martedì 20 gennaio 2009

Veltroni all'assemblea napoletana del PD: "Al centro la questione morale"


"Tutti insieme siamo chiamati a girare pagina e a ripartire facendolo con la serenità e la forza di un grande partito che ha di fronte a sé compiti e possibilità immense". Napoli, la Campania e il Mezzogiorno possono e devono girare pagina, puntando su una nuova classe dirigente. Lo ha ribadito il segretario del Pd, Walter Veltroni, durante l'assemblea pubblica del Pd di Napoli. Anche perché al sud il PD ha ottenuto successi elettorali di cui essere orgogliosi, ma “abbiamo avuto un ciclo.
Queste esperienze di governo - ha aggiunto - ha fatto sperare in un'occasione di riscatto per il Sud, non solo Napoli, ma poi è arrivata a conclusione qui e in altre regioni del Mezzogiorno”. Per cui serve una “messa a punto”, dal punto di vista programmatico e da quello delle classi dirigenti.
"A Napoli, in Campania e in tutto il Mezzogiorno la sfida che dobbiamo ingaggiare è che deve nascere, selezionata democraticamente, una nuova generazione di amministratori e di dirigenti della cosa pubblica che sia l'espressione di un centrosinistra nuovo, unito, sintesi delle culture diverse.
Questa è la nostra sfida da fare tutti insieme". E dopo aver ringraziato Gino Nicolais, il dimissionario segretario provinciale, ha annunciato che il candidato per le provinciali di Napoli sarà scelto con le primarie.

Dal discorso nella Mostra d'Oltremare, sede dell’assemblea, non sono mancati né l'invito a Bassolino a innovare sulla squadra e sui contenuti né lo stop al correntismo interno: “Basta con gli ex Ds e gli ex Margherita - sbotta tra gli applausi Veltroni - ora ci sono i militanti del Pd, che costituiscono la risorsa per costruire l'alternativa alla destra. Un conto è il pluralismo delle idee, un conto quello delle correnti, che anzi pregiudica l'apertura di un grande dibattito nel partito. Se un cittadino viene ad un circolo - ammonisce Veltroni - nessuno si azzardi a chiedergli "con chi stai", perché lui questo problema lo ha già risolto stando con il Pd, Noi dobbiamo decidere - scandisce Veltroni - cosa vogliamo fare da grandi: se essere solo quelli che sono contro Berlusconi, oppure riuscire a spostare i consensi, a catturare i voti che erano dall'altra parte. Vogliamo tornare alle coalizioni che vanno da Caruso a Mastella?''. E sul tema delle alleanze non è mancata una critica all'Udc di Pier Ferdinando Casini: “lo rispetto e lo capisco quando va da solo o con altri partiti dell'opposizione. Non capisco quando sta con lo schieramento contro cui si batte in Parlamento: questo avviene in troppi comuni, province e regioni''.

Berlusconi, 15 anni di potere e fallimenti. “Nessun politico in Italia ha mai avuto tanto potere come quello di Berlusconi. Governa questo Paese da otto anni e per altri sette è stato a capo dell'opposizione. Ma fa sempre finta di venire da un altro Paese e non accetta di riconoscere che, se il Paese sta così, la gran parte delle responsabilità è in primo luogo sua e della destra, che ha ruolo preminente in questo Paese. Fa pagare un prezzo al Nord dove non ha fatto nulla di quello che si era impegnato a fare e uno al Sud, con il quale ha avuto un atteggiamento negativo perchè si muove in una situazione di totale assenza strategica”. Ora serve discutere in parlamento del federalismo e di riforme istituzionali a partire dalla riduzione del numero dei parlamentari da 1.000 a 530. “Solo così avrebbe senso la riforma federalista cui va accompagnato un nuovo meridionalismo''. Veltroni ha definito l'idea di federalismo che ha il centrodestra “un contentino alla Lega sul quale Tremonti non ha messo ancora una lira”.
Certo se “oggi il governo Berlusconi appare in difficoltà, l'opposizione non è capace di sfruttare la situazione. Sono stati presentati dei sondaggi nei quali si dice che c'è una crisi di consenso da parte di chi governa, ma non c'è ancora la capacità da parte nostra - ha detto - di raccogliere questo disagio e di tradurlo in un consenso”. Veltroni ha poi fatto autocritica: "Siamo apparsi troppo chiusi in noi stessi. Ora vanno messi a fuoco gli obiettivi programmatici, con la rimessa al centro della questione morale come punto qualificante dell'azione di governo".

Al centro al questione morale. La questione morale non è solo l'onestà richiesta da chi governa, ma anche una certa idea dei rapporti tra partito e società. “I partiti politici si devono fermare a un certo punto perchè c'è la società civile con le sue competenze e la sua autorganizzazione. Fuori le nuove tecnologie per smaltire i rifiuti. “Non ha senso avere un atteggiamento di ostilità nei confronti delle nuove tecnologie per smaltire i rifiuti. Dobbiamo arrivare a un ciclo di smaltimento dei rifiuti che sia fatto sulla base delle nuove tecnologie che consentano di smaltire i rifiuti producendo energie. Impianti che possono funzionare nel pieno rispetto delle compatibilità ambientali”. Poi ha ricordato che proprio a Napoli “è cominciata un'emergenza rifiuti, momento drammatico in cui è stata vissuta anche la campagna elettorale, ma non è una questione che possa essere facilmente attribuita solo alle responsabilità locali”. Per il leader del PD c’erano all'interno della coalizione dell'Ulivo, elementi di contraddizione, posizioni “molto diverse, che hanno contribuito a questa difficile situazione. Una delle ragioni per cui decidemmo di andare da soli - ha aggiunto Veltroni - era proprio per non ripetere esperienze di questo tipo".

martedì 13 gennaio 2009

martedì 16 dicembre 2008

Osservazioni al PTCP del PD di Vico Equense approvate all'unanimità in Consiglio Comunale

Art. 13

razionalizzazione del sistema della mobilità della penisola sorrentina con il potenziamento del servizio per la tratta della Circumvesuviana tra Meta e Sorrento, la realizzazione di sistemi ettometrici di connessione tra marine (vie del mare) e borghi; inoltre, al fine di ridurre il notevole numero di bus turistici circolanti sulla rete stradale locale, occorre verificare l’ipotesi della connessione della tratta San Giorgio a Cremano/Volla con l’aereoporto di Capodichino, in modo da realizzare una diretta connessione tra la struttura aeroportuale e le aree turistiche vesuviana e sorrentina;

- Il potenziamento della tratta della circumvesuviana, considerata l’omogeneità territoriale della penisola sorrentina, dovrebbe investire anche Vico Equense, tanto più che la stazione è dotata di tre binari.

ART.18

STS PENISOLA SORRENTINA A DOMINANTE PAESISTICO-AMBIENTALE-CULTURALE
Costituito dai Comuni di Massalubrense, Meta, Piano di Sorrento, Sant’Agnello, Sorrento e Vico Equense, sostegno e qualificazione delle attività turistiche, con attrezzature e riorganizzazione dell’insediamento indirizzate a scoraggiare le punte di affluenza, a rilocalizzare insediamenti ad alto impatto o rischio e viceversa a promuovere presenze nelle stagioni minori, intensificando l’utilizzo degli insediamenti preesistenti nelle aree collinari .

- SI DOVREBBE specificare che “la rilocalizzazione è consentita unicamente per edifici legittimamente realizzati ed ultimati e che risultino utilizzati (depennato: in conformità della relativa destinazione”. )

Art. 36

4. I PUC, per perseguire l a ricomposizione ambientale, paesaggistica e urbanistica delle aree di cui al precedente comma, individuano gli immobili contrastanti con i valori tutelati dal presente articolo disponendo la demolizione degli stessi e la ricomposizione delle aree di sedime.
5. Per l’attuazione degli interventi di cui al precedente comma i PUC prevedono, fermo restando il rispetto della disciplina paesaggistica vigente, che la ricostruzione dei volumi demoliti possa avvenire in aree individuate dallo stesso piano per tali fini. Ai proprietari degli immobili da trasferire può essere riconosciuta una premialità urbanistica nella misura massima del 50% di quello demolito.

- SI DOVREBBE aggiungere un ulteriore comma, 6, per disporre che “tali interventi sono ammessi unicamente per gli immobili che siano stati legittimamente realizzati ed ultimati e che risultino utilizzati (depennatoi: in conformità della relativa destinazione. Nessun incremento volumetrico è consentito nei comuni saturi”.)

Art 52.

la riqualificazione morfologico-spaziale delle zone edificate. Nell’ambito di tali interventi la pianificazione comunale, al fine di incentivare la riqualificazione di interi comparti, può riconoscere ai proprietari di edifici esistenti per i quali è prevista la demolizione e la successiva ricostruzione, un incremento del volume realizzabile nella misura massima del 30% di quello demolito.

- SI DOVREBBE specificare che “gli incrementi volumetrici sono ammessi unicamente per gli immobili che siano stati legittimamente realizzati ed ultimati (depennato: e che risultino utilizzati in conformità della relativa destinazione. Nessun incremento volumetrico è consentito nei comuni dell’area sorrentino-amalfitana”.)

IN GENERALE:

- Per quanto riguarda le aree PIP il Ptcp, in generale, non individua le aree PIP dei singoli comuni, in quanto il Ptcp non è un piano cosiddetto “conformativo”, cioè non determina direttamente lo stato di diritto dei suoli, i vincoli e le singole destinazioni d’uso, essendo queste previsioni rimandate ai PUC.
- Per la questione Edilizia Residenziale Pubblica, il PD si dichiara concorde con la norma del Ptcp che modifica il calcolo dei carichi urbanistici, passando da un vano/abitante, ad un alloggio per nucleo familiare. Tale previsione, in sede di anagrafe edilizia dei nuovi PUC, può consentire la previsione di aree per Edilizia Pubblica. Tali aree dovranno essere in ogni caso realizzate col metodo della “densificazione”, così come auspicato dallo stesso Ptcp, evitando di alterare aree ancora intatte. Ferma restando la inalterabilità dei punti di vista panoramici e la giusta distanza da aree sottoposte a particolare tutela paesaggistica, architettonica o archeologica.
- Per il resto, le modifiche proposte dai comuni, essendo ispirate ad una logica deregolativa e speculativa, sono da respingere. Anche perché la modifica di alcuni parametri, come previsto dalle osservazioni proposte dai comuni, è da considerarsi parziale e in contrasto con il disegno omogeneo dei parametri e delle quantità previste dal piano territoriale, modificando soltanto parte delle quale si altera la visione generale del piano stesso.

lunedì 15 dicembre 2008

venerdì 12 dicembre 2008

ANGELA CORTESE: «COL PIANO GELMINI LE SCUOLE DEL SUD PAGHERANNO IL TRIBUTO PIU’ ELEVATO»

L’Assessore provinciale alle politiche educative parla dei possibili scenari che la riforma in discussione potrebbe avere sulla Pubblica Istruzione.
«Non esiste alcuna riforma-Gelmini: si tratta di una manovra finanziaria che prende soldi alla scuola pubblica per 8 miliardi». Stentorea nei toni ed esplicita nel messaggio lanciato, Angela Cortese, assessore alle politiche educative della Provincia di Napoli, presenta così la difficile situazione in cui è scivolata la Pubblica Istruzione italiana, ricordando a tutti l’importanza di creare un fronte unito che agisca con sinergia d’intenti.
Il primo punto sul quale batte la Cortese è quello relativo al dimensionamento, fattore da non reputare svincolato da territorio a territorio, bensì da ritenersi unico per tutte le zone: «Il dimensionamento delle reti scolastiche fa parte dei tagli che intendono effettuare e non è assolutamente da ritenersi estraneo alla politica che il governo Berlusconi ha messo in campo per il mondo della scuola. Non ci sono zone separate, è corpo unico e guai a pensare che le due cose siano scisse le une dalle altre. Non esiste una politica dei due tempi: c’è solo quella del tempo unico. Secondo questa riforma, c’è bisogno di dimensionamento e di relativi tagli, perché il primo gennaio 2009 devono entrare le prime annualità di una manovra finanziaria triennale».

In seconda istanza l’assessore provinciale, nonché presidente di tutti gli assessori provinciali d’Italia, invita tutti a leggere i punti salienti del piano Gelmini, spronando i giovani in aula a seguire con attenzione i cambiamenti in atto: «Vi sfido a leggere il piano Gelmini e a trovare nelle lunghe pagine la parola "tempo pieno": non la troverete perché non compare mai. Il ministro ha parlato di "scuola minimalista", nel senso che si vuol garantire il minimo indispensabile a livello di docenti, maestranze e di tempo effettivo delle lezioni: questa scelta non rientra affatto nelle prospettive per cui nasce una scuola, materna o di altro genere. Il 6 e il 7 novembre - prosegue la Cortese - si terrà un’iniziativa davvero importante come l’incontro degli stati generali della scuola del Mezzogiorno. Penso proprio che sarà una buona occasione per riflettere su questo tema, dato che la scuola del Sud pagherà il tributo più elevato».

La chiosa, non poteva non riguardare la questione del commissariamento, evento che andrebbe a verificarsi nel caso in cui un Ente locale mostri ostracismo nell’operare tagli di scuole sul territorio: «La questione dimensionamento fa parte di un decreto legislativo, cioè il numero112 del 1998, per cui da dieci anni a questa parte sono state trasferite nelle mani degli Enti locali le competenze sul dimensionamento. Ciò è accaduto dandoci soltanto due parametri, ovvero 500 come tetto minimo e 900 come tetto massimo di alunni, oltre ad una serie di deroghe che potevano operare gli enti stessi secondo le situazioni. Dopodiché, dato che intendono tagliare le scuole sui territori facendo fuori circa 4000 persone che vi lavorano, hanno inserito una perla che dice che nel 2009-2010 gli alunni per classe aumenteranno del 20%, l’anno successivo del 10 e l’anno dopo ancora del 10%, ovvero del 40% nel triennio».

«Hanno inserito inoltre l’articolo 3 - conclude l’assessore provinciale all’istruzione - sul ridimensionamento della rete scolastica imponendo agli enti locali di agire in tal senso: contrariamente l’istituto viene commissionato da un agente ad acta, facendo venire a mancare il concetto primario in base al quale vi era un percorso programmato con le esigenze del territorio. In tal modo, se si dà uno sguardo alla mappa degli istituti a rischio, ci accorgiamo dei grandi disagi, visto che andrebbero a chiudere scuole in numerosi comuni che avevano fatto tanto per averne una».


Autore: Salvatore Alligrande - ilmediano.it

sabato 6 dicembre 2008


Il Partito Democratico Circolo “Carlo Fermariello”
invita i cittadini di Vico Equense al
DIBATTITO PUBBLICO SUL DIMENSIONAMENTO SCOLASTICO
INTERVERRANNO:
ANGELA CORTESE Assessore provinciale

ANTONIO AMATO Consigliere regionale

GIOVEDI’ 11 DICEMBRE 2008 ALL’HOTEL AEQUA Via Filangieri - ore 17.00



Il coordinatore Umberto Morelli