martedì 16 dicembre 2008

Osservazioni al PTCP del PD di Vico Equense approvate all'unanimità in Consiglio Comunale

Art. 13

razionalizzazione del sistema della mobilità della penisola sorrentina con il potenziamento del servizio per la tratta della Circumvesuviana tra Meta e Sorrento, la realizzazione di sistemi ettometrici di connessione tra marine (vie del mare) e borghi; inoltre, al fine di ridurre il notevole numero di bus turistici circolanti sulla rete stradale locale, occorre verificare l’ipotesi della connessione della tratta San Giorgio a Cremano/Volla con l’aereoporto di Capodichino, in modo da realizzare una diretta connessione tra la struttura aeroportuale e le aree turistiche vesuviana e sorrentina;

- Il potenziamento della tratta della circumvesuviana, considerata l’omogeneità territoriale della penisola sorrentina, dovrebbe investire anche Vico Equense, tanto più che la stazione è dotata di tre binari.

ART.18

STS PENISOLA SORRENTINA A DOMINANTE PAESISTICO-AMBIENTALE-CULTURALE
Costituito dai Comuni di Massalubrense, Meta, Piano di Sorrento, Sant’Agnello, Sorrento e Vico Equense, sostegno e qualificazione delle attività turistiche, con attrezzature e riorganizzazione dell’insediamento indirizzate a scoraggiare le punte di affluenza, a rilocalizzare insediamenti ad alto impatto o rischio e viceversa a promuovere presenze nelle stagioni minori, intensificando l’utilizzo degli insediamenti preesistenti nelle aree collinari .

- SI DOVREBBE specificare che “la rilocalizzazione è consentita unicamente per edifici legittimamente realizzati ed ultimati e che risultino utilizzati (depennato: in conformità della relativa destinazione”. )

Art. 36

4. I PUC, per perseguire l a ricomposizione ambientale, paesaggistica e urbanistica delle aree di cui al precedente comma, individuano gli immobili contrastanti con i valori tutelati dal presente articolo disponendo la demolizione degli stessi e la ricomposizione delle aree di sedime.
5. Per l’attuazione degli interventi di cui al precedente comma i PUC prevedono, fermo restando il rispetto della disciplina paesaggistica vigente, che la ricostruzione dei volumi demoliti possa avvenire in aree individuate dallo stesso piano per tali fini. Ai proprietari degli immobili da trasferire può essere riconosciuta una premialità urbanistica nella misura massima del 50% di quello demolito.

- SI DOVREBBE aggiungere un ulteriore comma, 6, per disporre che “tali interventi sono ammessi unicamente per gli immobili che siano stati legittimamente realizzati ed ultimati e che risultino utilizzati (depennatoi: in conformità della relativa destinazione. Nessun incremento volumetrico è consentito nei comuni saturi”.)

Art 52.

la riqualificazione morfologico-spaziale delle zone edificate. Nell’ambito di tali interventi la pianificazione comunale, al fine di incentivare la riqualificazione di interi comparti, può riconoscere ai proprietari di edifici esistenti per i quali è prevista la demolizione e la successiva ricostruzione, un incremento del volume realizzabile nella misura massima del 30% di quello demolito.

- SI DOVREBBE specificare che “gli incrementi volumetrici sono ammessi unicamente per gli immobili che siano stati legittimamente realizzati ed ultimati (depennato: e che risultino utilizzati in conformità della relativa destinazione. Nessun incremento volumetrico è consentito nei comuni dell’area sorrentino-amalfitana”.)

IN GENERALE:

- Per quanto riguarda le aree PIP il Ptcp, in generale, non individua le aree PIP dei singoli comuni, in quanto il Ptcp non è un piano cosiddetto “conformativo”, cioè non determina direttamente lo stato di diritto dei suoli, i vincoli e le singole destinazioni d’uso, essendo queste previsioni rimandate ai PUC.
- Per la questione Edilizia Residenziale Pubblica, il PD si dichiara concorde con la norma del Ptcp che modifica il calcolo dei carichi urbanistici, passando da un vano/abitante, ad un alloggio per nucleo familiare. Tale previsione, in sede di anagrafe edilizia dei nuovi PUC, può consentire la previsione di aree per Edilizia Pubblica. Tali aree dovranno essere in ogni caso realizzate col metodo della “densificazione”, così come auspicato dallo stesso Ptcp, evitando di alterare aree ancora intatte. Ferma restando la inalterabilità dei punti di vista panoramici e la giusta distanza da aree sottoposte a particolare tutela paesaggistica, architettonica o archeologica.
- Per il resto, le modifiche proposte dai comuni, essendo ispirate ad una logica deregolativa e speculativa, sono da respingere. Anche perché la modifica di alcuni parametri, come previsto dalle osservazioni proposte dai comuni, è da considerarsi parziale e in contrasto con il disegno omogeneo dei parametri e delle quantità previste dal piano territoriale, modificando soltanto parte delle quale si altera la visione generale del piano stesso.

lunedì 15 dicembre 2008

venerdì 12 dicembre 2008

ANGELA CORTESE: «COL PIANO GELMINI LE SCUOLE DEL SUD PAGHERANNO IL TRIBUTO PIU’ ELEVATO»

L’Assessore provinciale alle politiche educative parla dei possibili scenari che la riforma in discussione potrebbe avere sulla Pubblica Istruzione.
«Non esiste alcuna riforma-Gelmini: si tratta di una manovra finanziaria che prende soldi alla scuola pubblica per 8 miliardi». Stentorea nei toni ed esplicita nel messaggio lanciato, Angela Cortese, assessore alle politiche educative della Provincia di Napoli, presenta così la difficile situazione in cui è scivolata la Pubblica Istruzione italiana, ricordando a tutti l’importanza di creare un fronte unito che agisca con sinergia d’intenti.
Il primo punto sul quale batte la Cortese è quello relativo al dimensionamento, fattore da non reputare svincolato da territorio a territorio, bensì da ritenersi unico per tutte le zone: «Il dimensionamento delle reti scolastiche fa parte dei tagli che intendono effettuare e non è assolutamente da ritenersi estraneo alla politica che il governo Berlusconi ha messo in campo per il mondo della scuola. Non ci sono zone separate, è corpo unico e guai a pensare che le due cose siano scisse le une dalle altre. Non esiste una politica dei due tempi: c’è solo quella del tempo unico. Secondo questa riforma, c’è bisogno di dimensionamento e di relativi tagli, perché il primo gennaio 2009 devono entrare le prime annualità di una manovra finanziaria triennale».

In seconda istanza l’assessore provinciale, nonché presidente di tutti gli assessori provinciali d’Italia, invita tutti a leggere i punti salienti del piano Gelmini, spronando i giovani in aula a seguire con attenzione i cambiamenti in atto: «Vi sfido a leggere il piano Gelmini e a trovare nelle lunghe pagine la parola "tempo pieno": non la troverete perché non compare mai. Il ministro ha parlato di "scuola minimalista", nel senso che si vuol garantire il minimo indispensabile a livello di docenti, maestranze e di tempo effettivo delle lezioni: questa scelta non rientra affatto nelle prospettive per cui nasce una scuola, materna o di altro genere. Il 6 e il 7 novembre - prosegue la Cortese - si terrà un’iniziativa davvero importante come l’incontro degli stati generali della scuola del Mezzogiorno. Penso proprio che sarà una buona occasione per riflettere su questo tema, dato che la scuola del Sud pagherà il tributo più elevato».

La chiosa, non poteva non riguardare la questione del commissariamento, evento che andrebbe a verificarsi nel caso in cui un Ente locale mostri ostracismo nell’operare tagli di scuole sul territorio: «La questione dimensionamento fa parte di un decreto legislativo, cioè il numero112 del 1998, per cui da dieci anni a questa parte sono state trasferite nelle mani degli Enti locali le competenze sul dimensionamento. Ciò è accaduto dandoci soltanto due parametri, ovvero 500 come tetto minimo e 900 come tetto massimo di alunni, oltre ad una serie di deroghe che potevano operare gli enti stessi secondo le situazioni. Dopodiché, dato che intendono tagliare le scuole sui territori facendo fuori circa 4000 persone che vi lavorano, hanno inserito una perla che dice che nel 2009-2010 gli alunni per classe aumenteranno del 20%, l’anno successivo del 10 e l’anno dopo ancora del 10%, ovvero del 40% nel triennio».

«Hanno inserito inoltre l’articolo 3 - conclude l’assessore provinciale all’istruzione - sul ridimensionamento della rete scolastica imponendo agli enti locali di agire in tal senso: contrariamente l’istituto viene commissionato da un agente ad acta, facendo venire a mancare il concetto primario in base al quale vi era un percorso programmato con le esigenze del territorio. In tal modo, se si dà uno sguardo alla mappa degli istituti a rischio, ci accorgiamo dei grandi disagi, visto che andrebbero a chiudere scuole in numerosi comuni che avevano fatto tanto per averne una».


Autore: Salvatore Alligrande - ilmediano.it

sabato 6 dicembre 2008


Il Partito Democratico Circolo “Carlo Fermariello”
invita i cittadini di Vico Equense al
DIBATTITO PUBBLICO SUL DIMENSIONAMENTO SCOLASTICO
INTERVERRANNO:
ANGELA CORTESE Assessore provinciale

ANTONIO AMATO Consigliere regionale

GIOVEDI’ 11 DICEMBRE 2008 ALL’HOTEL AEQUA Via Filangieri - ore 17.00



Il coordinatore Umberto Morelli

giovedì 4 dicembre 2008

Dimensionamento tra disagi e incertezze

La Giunta Comunale di Vico Equense con la delibera del 31-10 2008 N 223 dimensiona la platea scolastica della scuola dell’obbligo, consistente, per l’anno scolastico 2008-2009, in 2400 alunni della scuola pubblica e 150 delle scuole materne paritarie, in due istituzioni comprensive, che non tengono conto della morfologia del territorio, nè dei parametri di legge nè del parere della commissione consiliare scuola. Per altro sono stati sentiti solo all’ultimo momento i Dirigenti Scolastici e completamente ignorati i Consigli di Circolo, di Istituto ed i Collegi dei Docenti.
Gli attuali parametri sono da 500 a 900 alunni, il nostro comune pur avendo un popolazione scolastica tendenzialmente stabile, come asserito dall’assessore alla P.I, sovradimensiona in due dirigenze – una ubicata nella parte più lontana del territorio con problemi seri di viabilità (15 km di strada R.Bosco da Pagognano a S.Andrea ) a cui dovrebbero afferire ben 1247 alunni e l’altra al centro cittadino più facilmente raggiungibile con 1179 alunni .
La delibera 223 di G.C., nonostante che varie delegazioni dei genitori e una raccolta di firme per richiederne la sospensione fino alla Conferenza Stato Regioni prevista dalla legge 133/2008, è stata proposta con la delibera 57 del Consiglio Comunale, integrata con una direttiva di riordino che prevede la soppressione di plessi piccoli senza tener conto della recettività delle strutture di accoglienza e senza tener conto della viabilità principale, né della percorrenza delle strade rionali fino al centro delle frazioni, nè della totale assenza di strutture per l'attesa degli scolabus, né della gradualità del superamento delle criticità, come previsto dalla legge 133.

Inoltre, non è allegato alla delibera il programma di adeguamento alla normativa vigente delle strutture che dovrebbero accogliere i plessi soppressi per cui gli alunni dovrebbero subire oltre al disagio dello spostamento, anche il disagio di essere ricevuti in strutture non recettive e senza alcuna opportunità formativa in più.
Es. Scuola Elementare di Arola: per l’anno scolastico 2009-2010, senza gli alunni dei plessi soppressi, si prevedono 10 classi per 10 aule per cui l’attuale aula adibita a laboratorio di informatica dovrà ritornare aula classe se si vuole ovviare al doppio turno. Secondo il riordino, inoltre, 90 alunni delle scuole medie da Arola dovrebbero spostarsi a Fornacelle: attualmente gli alunni hanno 8 aule, laboratorio informatica, artistica e sala docenti. A Fornacelle ci sono 5 aule per 5 classi con il rischio concreto di doppio turno tra un anno
Cons. MARIANNA DE MARTINO

lunedì 1 dicembre 2008

LE BUGIE DI BERLUSCONI SULLA SCUOLA

PREMESSA
Il Governo e il centrodestra continuano a fare disinformazione e confusione sui provvedimenti legislativi inerenti la scuola e l’università che sono stati finora approvati. In tal senso, il Governo ha promosso e favorito la circolazione di informazioni e dati fuorvianti rispetto alla realtà dei fatti. L’obiettivo principale dei provvedimenti, infatti, è quello di occultare i tagli pesantissimi e indiscriminati che si abbatteranno sulla scuola pubblica nel prossimo triennio. Tagli contro cui abbiamo condotto una durissima battaglia di opposizione in Parlamento e che sono contestati in tutto il Paese da uno straordinario movimento di massa composto da genitori, insegnanti, studenti, docenti universitari, dalle organizzazioni sindacali, dalle Regioni e dagli Enti Locali. Fallita, dunque, la campagna mediatica basata esclusivamente sugli spot, da un lato si continuano a raccontare bugie colossali (vedi il dossier di Berlusconi sulle presunte bugie della sinistra) e dall’altra, si tenta di alzare un polverone per non dare conto con chiarezza agli italiani delle gravi scelte fatte. Scelte che minano le fondamenta dell’istruzione pubblica, sia scolastica che universitaria, del nostro Paese.
In primo luogo, appare fondamentale sapere che le norme contestate sono contenute in tre decreti legge.
1. Decreto Legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito nella Legge 6 agosto 2008 n.133 (manovra economica estiva).
Per la scuola sono stati previsti, per il prossimo triennio, tagli per circa 8 miliardi di euro e per circa 132.000 posti di lavoro. Inoltre, è stato previsto un piano programmatico e una serie di regolamenti finalizzati ad attuare i tagli stessi.
Per l’Università sono previsti, a partire dal 2010, tagli per 1 miliardo e 400 milioni di euro, il blocco del turn over (potrà essere assunto solo un giovane docente ogni cinque professori che vanno via dalle Università e se si considerano anche i tagli all’ FFO -il Fondo per il Finanziamento Ordinario delle Università che costituisce la principale fonte di entrata per le Università statali- potrà essere sostituito un solo docente su circa otto) e la trasformazione delle Università in Fondazioni (possibile ma non obbligatoria.
2. Decreto legge 1° settembre 2008, n. 137 (decreto Gelmini) convertito nella Legge 30 ottobre 2008, n. 169
Il decreto, all’articolo 4, prevede l’istituzione del maestro unico e l’orario settimanale a 24 ore nella scuola primaria (o elementare). Negli altri articoli si stabilisce, inoltre, il ritorno al voto in condotta nella scuola media (nella scuola superiore c’è già) e si prevede che tale voto faccia media ai fini dell’esito finale dell’anno scolastico; il ritorno al voto numerico nella scuola elementare e nella scuola media (nella scuola superiore c’è già); l’introduzione della sperimentazione di “Cittadinanza e Costituzione” (la cosiddetta educazione civica) senza però prevedere un monte ore dedicato né risorse per i sussidi didattici. E’emblematica, poi, la vicenda del grembiule di cui tanto la Ministra tanto ha parlato sugli organi di stampa. Infatti, in relazione a questo provvedimento, non è arrivata alcuna comunicazione scritta alle scuole.
3. Decreto Legge del 7 ottobre 2008, n. 154 recante "Disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali".
Nel decreto è stato inserito un articolo che prevede il commissariamento delle Regioni che non approvino il piano di ridimensionamento delle istituzioni scolastiche entro il 30 novembre. Tutte le Regioni (sia quelle governate dal centrosinistra che dal centrodestra) hanno chiesto al Governo di ritirare questa norma e hanno bloccato i lavori della conferenza unificata che, per questo motivo, non ha ancora espresso il parere sul piano programmatico attuativo del decreto 112.





CONTRODOSSIER

In riferimento al dossier distribuito nel corso della conferenza stampa del 22 ottobre 2008 sulle presunte bugie della sinistra in merito alla scuola, il Partito Democratico ha replicato con un controdossier, intitolato “Tutte le bugie del premier sulla scuola” in cui, punto su punto, vengono smontate le considerazioni espresse dal Presidente del Consiglio Berlusconi e dalla Ministra Gelmini.


TAGLI
Berlusconi ha dichiarato che non è vero che siano stati disposti tagli alla scuola. Berlusconi è un bugiardo. Infatti, con la manovra finanziaria approvata questa estate (DL n° 112/08 convertito in Legge n° 133/08) viene previsto per i prossimi tre anni un taglio di circa 8 mld sulle spese per l’istruzione (7, 832 mld) e di circa 132.000 posti negli organici del personale (87.400 insegnanti e 44.500 personale ATA).
Ma non basta! Con la legge finanziaria attualmente in discussione alla Camera, infatti, sono stati predisposti ulteriori tagli. Ad esempio, sono stati tagliati 50 milioni sul Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche e 22,8 milioni sul Fondo per l’Edilizia scolastica.

TEMPO PIENO
Berlusconi promette l’incremento del tempo pieno. Berlusconi è un bugiardo! Infatti, sia nel Decreto Gelmini che nel Piano Programmatico sparisce la dizione “tempo pieno”.
Infatti, il decreto Gelmini afferma “che le istituzioni scolastiche costituiscono classi affidate ad un unico insegnante e funzionanti con orario di ventiquattro ore settimanali.”
Il decreto prevede, inoltre, che si tenga anche “conto delle esigenze, correlate alla domanda delle famiglie, di una più ampia articolazione del tempo scuola.”
Nel Piano programmatico inviato dal Governo al Parlamento, alla pagina 7, è scritto che “nella scuola primaria va privilegiata l’attivazione di classi affidate ad un unico docente (…)” e che “ resta aperta la possibilità di una più ampia articolazione del tempo scuola, tenuto conto della domanda delle famiglie e della dotazione organica assegnata alla scuole” e ancora che le opzioni possibili sono tra 27 ore, 30 ore e una “estensione delle ore di lezione fino a un massimo di 10 ore settimanali comprensive della mensa”.
E’ evidente che, in tal modo, viene prefigurato una sorta di doposcuola che è cosa ben diversa dal tempo pieno didattico (come, per altro, lo stesso Berlusconi ha dichiarato alla stampa).
Comunque sia, l’eventuale “aumento” è subordinato non solo alla richiesta delle famiglie ma anche alla dotazione dell’organico del personale che verrà attribuito alle scuole.
A tal proposito occorre ricordare i tagli all’organico del personale insegnante per la scuola primaria previsti dal piano. Ad esempio i tagli riferiti al prossimo anno scolastico sono di 10.000 unità a cui si aggiungono i 4.000 posti in meno di insegnanti specialisti della lingua inglese.
Come si potrà conciliare la scelta delle famiglie per il cosiddetto tempo pieno con i tagli agli organici?
E’ del tutto evidente che per attuare i tagli si dovrà imporre a tutte le famiglie le classi con 24 ore settimanali con il maestro unico (quindi, in concreto, niente più scelta fra 24, 27, 30, 40 ore settimanali).
Il governo sostiene che con l’introduzione del maestro unico e l’eliminazione delle compresenze si libereranno più maestri per aumentare il tempo pieno.
In realtà, con la generalizzazione del maestro unico e l’eliminazione delle compresenze, verrà smantellata la scuola dei moduli e in particolare il modello a trenta ore.
Berlusconi promette l’aumento di 5.750 classi con il tempo pieno. Tuttavia, anche in questo caso, Berlusconi non sembra avere chiari i numeri. Infatti, i dati complessivi delle classi (5.750) e degli alunni (82.950) in più che passeranno al tempo pieno nel quinquennio, destano non poche perplessità. Non hanno, infatti, alcun riscontro nella tabella di dettaglio che il Governo ha distribuito con il dossier, e del resto corrisponderebbero a un incremento del tempo pieno del 17%, ben inferiore a quel 50% annunciato ripetutamente dalla Gelmini e da Berlusconi.

NUMERO DEGLI ALUNNI
Dice Berlusconi che gli alunni saranno in media 18 per classe, al massimo 26. Nell’unica bozza di Regolamento che circola si dicono cose ben diverse: si aumentano i parametri minimi e massimi: 30 per le scuole medie superiori e 29 per le scuole medie inferiori, con un incremento fino al 10%. Questo significa arrivare anche a 33 alunni per classe.

MAESTRO UNICO
Sul maestro unico il Presidente del Consiglio dice una colossale bugia affermando che si tratta di un maestro prevalente!
Nel decreto legge, articolo 4 primo comma, e letteralmente scritto “che le istituzioni scolastiche costituiscono classi affidate ad un unico insegnante e funzionanti con orario di 24 ore settimanali”. Non basta certo una battuta detta in una conferenza stampa da Berlusconi per modificare una legge e trasformare “l’insegnante unico” in “maestro prevalente”. Non esiste, infatti, un maestro prevalente come erroneamente sostenuto dal Presidente del Consiglio, come non esistono gli insegnanti di educazione fisica e di informatica. Inoltre, quando l’insegnate di classe non è lo stesso che fa anche l’insegnamento di religione cattolica e di inglese, questi insegnamenti sono affidati sempre entro l’orario delle 24 ore settimanali, a degli specialisti. Come si concilia questo modello per gli specialisti di inglese per cui il piano prevede nel triennio l’estinzione del corrispondente organico?

LINGUA INGLESE
Il maestro unico dovrà insegnare anche l’inglese poiché nel Piano programmatico (a pagina 19) viene previsto il taglio di 11.200 posti (4.000 già dal prossimo anno) di insegnanti specializzati in lingua Inglese. E viene previsto che con un corso di sole 150/200 ore il maestro unico dovrà specializzarsi anche in Inglese.

RAZIONALIZZAZIONE DEL PERSONALE
Qui si tocca il massimo della spudoratezza giocando con le parole e con la condizione di vita delle persone: “falsi gli 87.400 licenziamenti di insegnanti” dice Berlusconi. Sono purtroppo veri i licenziamenti di 87.400 insegnanti che lavorano da anni, ogni anno, con incarichi annuali nella scuola. Essendo “precari” non vengono “licenziati”: vengono soppressi definitivamente i loro posti di lavoro e, dunque, i loro stipendi. A questi 87.400 si aggiunge la mancata assunzione dei 75.000 precari già previsti nel piano del governo Prodi con copertura finanziaria e i 44.500 posti di lavoro tagliati del personale ATA.
Il Presidente del Consiglio e il Ministro non sanno neanche quanti dipendenti hanno! Nella conferenza stampa hanno affermato che nella scuola ci sono 1.350.000 dipendenti “e sono troppi”. Dai dati della Ragioneria Generale dello Stato si ricava che i dipendenti nell’anno 2006 erano 1.143.164, scesi nel 2007 a 1.133.000. (dati consultabili sul sito della Ragioneria)
Non è vero neanche che in Italia il Rapporto docente/alunni è 1 ogni 9. Nella pubblicazione “la scuola in cifre” dello stesso Ministero dell’Istruzione nella tabella 1.3.3 a pag 23 (pubblicata a settembre 2008) il rapporto è 1 ogni 11,1.

SCUOLE DI MONTAGNA
Berlusconi dice che “nessuna scuola sarà chiusa”: falso!
Le scuole piccole e con meno di 50 alunni non sono solo quelle di montagna. Il piano programmatico, a pagina 10, prevede il superamento delle scuole con meno di 50 alunni “a cominciare dai territori non ubicati nelle comunità montane o nelle piccole isole”
Nel Piano programmatico, dunque, viene esplicitamente detto che chiuderanno le scuole sotto i 50 alunni. Sono 1083 i Comuni interessati, così ripartiti: 181 con scuole fino a 15 alunni; 184 fino a 20 alunni; 718 fino a 50 alunni.
A queste scuole, inoltre, vanno aggiunte ulteriori 3000 scuole a rischio chiusura perché sotto i 50 alunni: 130 scuole elementari e medie presso gli istituti ospedalieri; 7 annesse a istituti d’arte; 7 annesse a convitto, 4 a Conservatori, 3 per ciechi, 2 per sordomuti. Ci sono inoltre 522 scuole secondarie di secondo grado (346 sono serali e 55 carcerarie).

SPESA PER IL PERSONALE
Il presidente del Consiglio e il ministro continuano a dire che il 97% della spesa pubblica della scuola serve a pagare gli stipendi di chi ci lavora. Questi dati non vengono smentiti solo dal Pd ma anche dall’Ocse nella pubblicazione “Education at a Glance, 2007”. Infatti, i dati della spesa corrente per il personale, raffrontati con quelli di altri Paesi, risultano questi:
Italia 80,7
Francia 80,7
Germania 85,1
Gran Bretagna 69,7
Media Ocse: 80,1
Di conseguenza l’Italia risulta allineata alla media Ocse ed ha una spesa per gli stipendi inferiore a quella della Germania.

Proposto da C. Scaramellino

PACCHETTO LEGISLATIVO SUI DIRITTI UMANI

IN OCCASIONE DEL 60° ANNIVERSARIO DELLA
DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL’UOMO
Pacchetto legislativo sui diritti umani

Nel campo della promozione e della tutela dei diritti dell’uomo, durante la precedente legislatura
l’Italia si è particolarmente distinta.

Nella battaglia per l’abolizione della pena di morte in ogni sua forma e in ogni circostanza, è
stata il paese promotore della campagna in favore della Risoluzione sulla moratoria internazionale
delle esecuzioni capitali nel mondo approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU il 18 dicembre 2007.
L’Italia, inoltre, ha concluso l’iter di approvazione della Ratifica ed esecuzione del Protocollo n. 13 alla
Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, relativo all’abolizione
della pena di morte in qualsiasi circostanza (Vilnius, 3 maggio 2002).

Nonostante ciò, numerose sono ancora le raccomandazioni indirizzate all’Italia dagli organismi di
monitoraggio nel campo dei diritti umani affinché ottemperi ad alcuni impegni internazionali, come si
evince anche dalla IX Relazione sull’attività svolta dal Comitato Interministeriale dei diritti umani
(CIDU) per il 2007 presentata al Parlamento nel giugno 2008.

Nell’ambito dei meccanismi internazionali di monitoraggio e verifica delle Convenzioni internazionali
in materia di diritti umani, viene richiesto all’Italia di provvedere:

• alla Ratifica del Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura;

alla Ratifica della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta degli esseri
umani;

all’adeguamento nell’ordinamento interno alle previsioni dello Statuto della Corte Penale
internazionale;
• all’istituzione di un organismo nazionale indipendente di protezione e promozione dei diritti
umani.
A questi adempimenti legislativi ancora mancanti, necessari per l’adeguamento agli obblighi
internazionali, abbiamo ritenuto importante, proprio in occasione delle celebrazioni del 60°
anniversario della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, aggiungere altre rilevanti previsioni
legislative, presentando un vero e proprio pacchetto legislativo sui diritti umani, anche al fine di
spingere il Governo a provvedere in tale direzione.

IL PACCHETTO LEGISLATIVO PRESENTATO DAI GRUPPI PARLAMENTARI DEL PD DI CAMERA E
SENATO COMPRENDE LE PROPOSTE DI LEGGE SUI SEGUENTI TEMI:

1.
INTRODUZIONE DEL REATO DI TORTURA
2.
CORTE PENALE INTERNAZIONALE
3.
COMMISSIONE NAZIONALE INDIPENDENTE PER LA PROMOZIONE E LA TUTELA DEI
DIRITTI UMANI
4.
MESSA AL BANDO DELLE MUNIZIONI A GRAPPOLO
5.
RATIFICA ED ESECUZIONE DEL V° PROTOCOLLO RELATIVO AI RESIDUATI BELLICI
ESPLOSIVI
6.
RATIFICA DELLA CONVENZIONE DEL CONSIGLIO D’EUROPA SULLA LOTTA CONTRO
LA TRATTA DEGLI ESSERI UMANI
7.
DIRITTO D’ASILO
A cura dell’Ufficio Legislativo – Dipartimento Internazionale – Gruppo PD Camera dei Deputati
Pacchetto legislativo sui diritti umani

1. INTRODUZIONE DEL REATO DI TORTURA
L’inserimento del reato di tortura nel codice penale italiano ci viene richiesto ormai da anni
sia dalle Nazioni Unite che dal Consiglio d’Europa. Esso costituisce, infatti, un adeguamento
della normativa interna a quella sopranazionale, colmando un’importante lacuna del nostro
diritto interno.

Le proposte di legge presentate dal Gruppo PD forniscono una definizione della nuova
fattispecie del reato maggiormente aderente alla nozione contenuta nella Convenzione delle
Nazioni Unite contro la tortura ed altre pene degradanti (firmata a New York il 10 dicembre
1984 e ratificata dall’Italia con la legge 3 novembre 1988, n. 498), rispetto a quella più ristretta
che fu inserita nel testo unificato, di mediazione, cui si pervenne alla Camera nella passata
legislatura. Infatti, tale testo unificato introduceva una formulazione più restrittiva della
condotta criminosa, prevedendo che le minacce dovessero essere gravi e riferite a forti
sofferenze fisiche, una formulazione che rischiava di ridimensionare la configurazione del
reato di tortura rendendone più difficile la perseguibilità.

PROPOSTA

Diversamente, la proposta di legge Bressa ed altri (AC 1508) “Introduzione degli articoli613-bis e 613-ter del codice penale e altre disposizioni in materia di tortura”, ritiene
sufficiente ai fini della definizione di tortura, la sottoposizione a “violenza fisica o morale allo
scopo di ottenere informazioni su fatti o circostanze (…) anche se non costituenti reato” per
motivi di discriminazione razziale, politica, religiosa o sessuale. La nuova fattispecie penale
viene collocata all’interno della sezione comprendente i delitti che aggrediscono la libertà
morale e la libertà di autodeterminazione della persona, offese anche mediante violenza
fisica; le aggravanti di pena sono previste in caso di dolo specifico, ossia se la condotta è
posta in essere da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio, se dalla tortura
ne derivi lesione grave o decesso della vittima. Viene inoltre prevista la negazione
dell’immunità diplomatica ai cittadini stranieri che siano stati condannati o imputati per il reato
di tortura. Infine, sempre in ottemperanza alla Convenzione delle Nazioni Unite, la proposta
prevede l’istituzione di un Fondo ad hoc, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, per
la riabilitazione delle vittime dei reati di tortura.

Al Senato è stato presentato un disegno di legge a prima firma Amati e altri (AS 256) che
introduce, analogamente al testo di Bressa, il reato di tortura nel codice penale nell’ambito dei
delitti contro la persona; tuttavia, in considerazione del rischio che la querela di parte,
contemplata per tutti gli atti che provochino lesioni gravi, lasci ampi margini di impunità, il
delitto di tortura viene qui diversamente collocato (art. 593 c.p.) a chiusura del capo
concernente i delitti contro la vita e l’incolumità individuale, per i quali è invece prevista la
procedibilità d’ufficio.

2. CORTE PENALE INTERNAZIONALE
Le proposte di legge presentate dal Gruppo PD nascono dall’esigenza di adeguare il nostro
ordinamento alle prescrizioni dello statuto della Corte penale internazionale, adottato dalla
Conferenza diplomatica delle Nazioni Unite svoltasi a Roma il 17 luglio 1998, e ratificato in
Italia con la legge 12 luglio 1999, n. 232, il cui obiettivo è quello di realizzare una giustizia

A cura dell’Ufficio Legislativo – Dipartimento Internazionale – Gruppo PD Camera dei Deputati
Pacchetto legislativo sui diritti umani

penale internazionale imparziale, a tutela dei diritti umani fondamentali e rispettosa delle
garanzie e dei sistemi penali attuali.

Ad oggi, infatti, pur essendo stata l’Italia uno dei primi paesi a ratificare lo statuto della
Corte, dopo quasi 10 anni dalla firma, e a quasi 6 anni di distanza da quando il trattato è
entrato in vigore (nell’aprile del 2002 con il deposito del sessantesimo strumento di ratifica)
mancano ancora le norme di adattamento interno dell’ordinamento italiano che ne possano
consentire l’operatività.

PROPOSTA

Le proposte di legge Gozi (AC 1695) e Maritati (AS 1112), recanti “Disposizioni perl’adeguamento dell’ordinamento interno alla Corte penale internazionale” recepiscono la
necessità di questo adeguamento. Si prevedono, quindi, oltre all’introduzione di fattispecie
penali sconosciute nel nostro ordinamento, anche l’istituzione di un sistema integrato di tutela
giurisdizionale volto a garantire, nel rispetto dei valori costituzionali e delle norme di diritto
penale internazionale, la necessaria protezione nei confronti di condotte integranti le
fattispecie criminose tipizzate nello statuto, assicurando altresì la predisposizione di strumenti
di diritto processuale penale idonei a garantire un’efficace cooperazione degli organi
giurisdizionali interni con la Corte penale internazionale.

Tra alcune delle principali misure inserite vanno senz’altro menzionate: l’introduzione dei
crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra che, assieme al delitto di genocidio,
costituiscono la materia di competenza della Corte penale internazionale; l’attribuzione alla
giurisdizione della Corte d’Assise piuttosto che ai Tribunali militari per i delitti contemplati
nello statuto e commessi da appartenenti alle Forze armate; la previsione della procedibilità
d’ufficio per tutti i delitti previsti ai titoli II (Genocidio), III (Crimini contro l’umanità), IV (Crimini
di guerra) e V (Altri delitti internazionali), se commessi nel territorio dello stato. Vanno inoltre
menzionati l’introduzione di particolari fattispecie di reato contro le popolazioni, quali lo
sterminio, la deportazione, le pratiche di apartheid o persecuzione. Tra i delitti contro la libertà
e la dignità dell’essere umano sono da rilevare, tra gli altri, l’introduzione dei delitti di
riduzione o mantenimento in schiavitù, schiavitù sessuale, gravidanza forzata, sterilizzazione
forzata, tortura, sparizione forzata di persone. Infine, il titolo VI ricomprende le norme volte a
garantire la Cooperazione con la Corte penale internazionale.

3. COMMISSIONE NAZIONALE INDIPENDENTE PER LA PROMOZIONE E LA
TUTELA DEI DIRITTI UMANI
La proposta di istituire un organismo nazionale indipendente di protezione e promozione
dei diritti umani muove dall’esigenza di dare attuazione nell’ordinamento giuridico italiano alla
Risoluzione dell’assemblea Generale delle Nazioni Unite n. 48/134 del 20 dicembre 1993,
che impegna gli stati firmatari ad istituire organismi nazionali, autorevoli e indipendenti, per la
protezione dei diritti umani, dettandone i principi fondanti (c.d. Principi di Parigi).

L’Italia è uno dei pochi Paesi a non aver dato attuazione alla Risoluzione ONU.

L’attuale Comitato interministeriale dei diritti umani, pur svolgendo un’apprezzabile attività
in materia di diritti umani a livello nazionale, tuttavia, in quanto istituito in ambito governativo,
non esaurisce pienamente le indicazioni della risoluzione ONU, con particolare riferimento ai

A cura dell’Ufficio Legislativo – Dipartimento Internazionale – Gruppo PD Camera dei Deputati

Proposto da C. Scaramellino